Vuoi tu, mio fratello, andare in solitudine? Vuoi cercar la via di te stesso? Indugia ancora un poco ed ascoltami.
«Chi cerca, facilmente perde sé stesso. Ogni solitudine è colpa» così parla il gregge.
E lungo tempo tu appartenesti al gregge. La voce del gregge risuonerà ancora in te.
E quando dirai: «non ho più la vostra coscienza», ci sarà un pianto e un lamento.
Vedi, il tuo dolore stesso, è ancora nato da questa coscienza: e l’ultima luce di questa coscienza arde ancora nella tua tristezza. Ma tu vuoi seguire la via del tuo dolore che è la via che conduce a te stesso? Mostrami allora il diritto e la forza che hai di far ciò! Sei tu una nuova forza e un nuovo diritto? Un primo movimento? Una ruota che gira sovra sè stessa? Puoi tu anche costringer le stelle a girarti d’intorno? Ah, vi è tanta bramosia di salire! Vi è tanto spasimo di ambiziosi! Mostrami che non sei nè ambizioso nè avido!
Ah, ci sono tanti pensieri sublimi che non sono che un mantice: essi gonfian le cose e ne accrescono il vuoto.
Ti proclami libero? – Voglio tu mi dica i tuoi pensieri dominanti, non che sei sfuggito ad un giogo. Sei tu uno di quelli che avevano il diritto di sfuggire ad un giogo? Vi son parecchi che gettarono via il loro ultimo pregio, abbandonando la schiavitù.
Libero da che cosa? Che importa ciò a Zarathustra?
Ma l’occhio tuo deve limpidamente annunciare :
libero per che cosa?
— Così parlò Zarathustra, F. Nietzsche. 1885